Mi ricordo della tua bellezza, quasi eterea
Ed in essa ho rivisto i tuoi prati verdi.
Mi ricordo ancora dei tuoi bei giardini odorosi , dei quali i miei fratelli hanno fatto un regno.
Ed infine ricordo i tuoi monumenti, che erano molto belli un tempo
E, che oggi, ahimè, il tempo sta proprio distruggendo.
Ogni ricordo della mia infanzia.
Che strana fine stai per fare o materna mia Trinacria!
Ed io la compiango assieme a te, o materna mia terra.
Compiango anche coloro che mi furono fratelli e a te figli.
Essi sono là, lontani dal tuo grembo in terre a te consorelle
E giammai più si ricorderanno di te Sicilia.
Essi sono andati via, emigranti
ed hanno lasciato te in questa miseria
confortata solo da pochi e da pochissimi altri che hanno sentito il tuo bisogno di aiuto.
Non sei rimasta orfana del tutto
Oggi il tuo grembo non accoglie altro che mafia e dolore, miseria e trepidazione.
Povera terra mia come sei ridotta!
In questa o in altra nazione.
Io, accanto a te sto per risollevarti un po’
E, mentre ti guardo
Camminando per le strade non asfaltate
Mi vengono in mente dei bei e tristi ricordi.
Mi ricordo di te, del bel nome che porti Trinacria
Che, quando da bambino, mi insegnasti a chiamarti e a venerarti.
Mi ricordo del tuo bel seno,
ove i monti iblei mi offriranno latte di capra
mi accolse al suo grembo, mi cullarono, mi nutrirono e m’insegnarono ad amare i miei fratelli.
Mi ricordo della tua bellezza, quasi eterea
Ed in essa ho rivisto i tuoi prati verdi.
Mi ricordo ancora dei tuoi bei giardini odorosi , dei quali i miei fratelli hanno fatto un regno.
Ed infine ricordo i tuoi monumenti, che erano molto belli un tempo
E, che oggi, ahimè, il tempo sta proprio distruggendo.
Ogni ricordo della mia infanzia.
Che strana fine stai per fare o materna mia Trinacria!
Ed io la compiango assieme a te, o materna mia terra.
Compiango anche coloro che mi furono fratelli e a te figli.
Essi sono là, lontani dal tuo grembo in terre a te consorelle
E giammai più si ricorderanno di te Sicilia.
Essi sono andati via, emigranti
ed hanno lasciato te in questa miseria
confortata solo da pochi e da pochissimi altri che hanno sentito il tuo bisogno di aiuto.
Non sei rimasta orfana del tutto
Oggi il tuo grembo non accoglie altro che mafia e dolore, miseria e trepidazione.
Povera terra mia, come sei ridotta!
Cosa hai? Rispondimi almeno tu anche se
non puoi, ma vorresti dir tante cose.
Un nodo alla gola ti costringe a restar zitta.
Io, guardandoti però, capisco la tua miseria
Perché sono stato e sarò, fino alla morte, sempre tuo figlio.
Tu veli i tuoi occhi
Ma io scorgo che da essi scendono giù per le gote, due lacrime grosse e bianche.
Povera terra mia come sei ridotta!
In questa o in altra nazione.
Io, accanto a te sto per risollevarti un po’
E, mentre ti guardo
Camminando per le strade non asfaltate
Mi vengono in mente dei bei e tristi ricordi.
Mi ricordo di te, del bel nome che porti Trinacria
Che, quando da bambino, mi insegnasti a chiamarti e a venerarti.
Mi ricordo del tuo bel seno,
ove i monti iblei mi offriranno latte di capra
mi accolse al suo grembo, mi cullarono, mi nutrirono e m’insegnarono ad amare i miei fratelli.
Mi ricordo della tua bellezza, quasi eterea
Ed in essa ho rivisto i tuoi prati verdi.
Mi ricordo ancora dei tuoi bei giardini odorosi , dei quali i miei fratelli hanno fatto un regno.
Ed infine ricordo i tuoi monumenti, che erano molto belli un tempo
E, che oggi, ahimè, il tempo sta proprio distruggendo.
Ogni ricordo della mia infanzia.
Che strana fine stai per fare o materna mia Trinacria!
Ed io la compiango assieme a te, o materna mia terra.
Compiango anche coloro che mi furono fratelli e a te figli.
Essi sono là, lontani dal tuo grembo in terre a te consorelle
E giammai più si ricorderanno di te Sicilia.
Essi sono andati via, emigranti
ed hanno lasciato te in questa miseria
confortata solo da pochi e da pochissimi altri che hanno sentito il tuo bisogno di aiuto.
Non sei rimasta orfana del tutto
Oggi il tuo grembo non accoglie altro che mafia e dolore, miseria e trepidazione.