Biografia

Sin da piccolo ho sporcato d’inchiostro fogli di carta igienica e tovaglioli di carta paglia da macellaio e carta oleata da salumiere.

Vi scrivevo le mie memorie non conoscendo il senso del diario e ciò che avevo appena finito di scrivere o di disegnare o di dipingere.

Mia madre furbamente le conservava e fu quando un giorno vidi arrivarmi un premio per la poesia “Tu Madre” che capii che mia madre leggeva e conservava ogni mio scarabocchio.

E se oggi mi ritrovo molti dei miei scritti, alcuni dei quali sono presenti in questo mio primo volume, lo devo a mia madre Francesca, cui dedico il libro, ma soprattutto a mia moglie Filomena, che con la sua tenace e autorevole critica nelle cose che poco le piacciono, ha fatto sì che mi facesse leggere e rileggere i miei errori, le mie pecche, anche in pittura, dicendomi sempre “puoi fare di più, rivedi quello che hai fatto, io non posso suggerirti niente”; proprio questo suo modo di porgermi il giudizio mi induceva e mi induce ad essere più obiettivo e meno euforico, più semplice e meno fanfarone “nel parlare poco e far parlare gli altri su ciò che di buono o di brutto io fossi riuscito a fare”; lo dedico anche alle mie tre figlie Luana, Sonia e Marica, per la loro capacità di sopportarmi, quando giravo e giro per l’Italia costringendole a visitare mostre, musei, anziché divertimenti e shopping.