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"Il compito più eroico e più ingrato per un artista è quello d'inventare", annotava una decina d'anni fa nei suoi diari, quel sensibile pittore che è stato Giuseppe Guerreschi, "Aprire cioè con la testa porte resistentissime attraverso le quali altri passeranno poi con estrema naturalezza". E più avanti: "Per un pittore del mio stampo la gioia del dipingere rappresenta una delle maggiori conquiste (proprio perché difficilmente raggiungibile)". Conosco scrittori che dipingono e pittori e scultori che scrivono. Questo sta a significare l'importanza del segno, del rapporto mai ininterrotto e inestinguibile tra parola scritta e parola trasformata in quadro o in scultura. E sta pure a significare l'importanza di dare inizio a una carriera artistica o di affiancare le ore della gioia dell'arte o quelle pesanti del lavoro quotidiano.


Scorrendo le varie pagine ci si può soffermare ad immagini di quadri che sono "Poesie dipinte". In questo catalogo in contrasto con gli attimi fuggenti della vita frenetica della civiltà moderna, l'occhio si immerge nell'Arte; in un collage di suggestioni, di momenti contemplativi che invitano al silenzio, che fanno meditare.
Questo ci richiama alle nostre antiche tradizioni ricche d'arte e cultura, che dopo 360 anni dalla Fondazione di questo centro, non possono non stimolare il desiderio di riscoprire una città, nelle cui strade si scorgono angoli di storia, documenti di momenti di vita scolpiti da scalpellini del circondario ibleo.
Documenti di vita che si trovano anche e forse più veri e sinceri nelle zone del centro, dove l'anima della gente è più dolce e sensibile all'amore per la città vittoriese. Case e strade con gente vera, gente che sogna di rivivere con delle manifestazioni fatte di storia socio culturale.

“La gioia del dipingere, come la gioia del modellare è, in ogni caso, la felicità raggiunta al compimento di un’opera di pittura e i scultura, e come a gioia dello scrivere. Finito un racconto o un romanzo lo scrittore se ne sta, vuoto, avendo affidato parte di se stesso alla parola. La parola è uno dei più alti strumenti del comunicare.
E’ certo il più importante. La parola evoca, narra, illustra, spiega, racconta, drammatizza. E un artista ha ancora qualcosa di più. Se è artista della penna, del pennello, del bulino e della creta, alla parola aggiunge la poesia, l'immagine dipinta, o scolpita o incisa, che alla penna preferisce gli altri strumenti, lascerà parlare i quadri, i disegni, le sculture, le sofferte morsure delle acqueforti.
Da qui, da questi oggetti, cui è affidatala testimonianza degli artisti d'ogni età, si comprenderà la carica affabulatoria, lirica, drammatica, degli autori. L'opera d'arte è dunque prezioso motivo di dialogo, tra chi fa e chi apprezza uno strumento alto, che da una parte e dall'altra va utilizzata con comprensione e con amore”.

Il Direttore Artistico

Gino Baglieri