Giovanni Conservo

Ho conosciuto Giovanni Conservo tramite un pittore locale, amico comune, che ci ha lasciato di recente “Pietro Palma”.
Poi con Giovanni ci ritrovammo nel Suo studio a Milano, nell’occasione di una mia personale presso la Galleria Arte Cultura. Ed altre volte ancora sempre nel Suo studio in Via Petrocchi. Nel giardino una scaletta dava in un seminterrato. Appena aperta la porta, vedevi piccole e grandi sculture sparse nella camera. Sul lato sinistro della porta, un divano letto. Tutte le volte le lenzuola erano scomposte. Lo disturbavo nel primo pomeriggio, interrompendo il meritato riposo, magari le volte che gli rompevo l’anima, chissà quale grande semplice meraviglia sognava. Lui gentile e premuroso mi invitava a sedere; non era un gran parlatore, ma quello che diceva era sensato e riflessivo. Alto, con barba incolta, magro e sciupato, occhi affossati, quasi assenti, giravamo la stanza cercando fra le sculture la Dama. La grande Dama della Cultura e dell’Arte.
I ricordi della Sua città natale sono presenti. Poi quando un compaesano va a trovarlo, i discorsi cadono sul Padre, artigiano e grande intagliatore di carretti siciliani prima, ma maestro nella tecnica del restauro di opere antiche. Il Padre Rosario fu severo nella guida alla scultura verso il figlio Giovanni tant’è, che appena quattordicenne vinse addirittura il primo premio all’8 a mostra di scultura a.C. a Roma nel 1948 e Pio XII dopo avergli concesso un’udienza, gli fece ottenere una borsa di studio onde perfezionarsi con il Maestro Mistruzzi. Andò a studiare negli anni cinquanta a Firenze all’Istituto d’Arte ove si diplomò nel 1956. Qui fu determinante grazie ad un antiquario ove lavorò, l’esperienza acquisita, oltre al contatto con il Romanico che lo formò scultore, conseguendo un secondo riconoscimento moto importante al concorso “Incontri della gioventù”, vinse il Il premio. La mostra fu tenuta a Roma nel 1954 a Palazzo Barberini.
In uno dei tanti dialoghi, ricordo che di quel periodo Conservo ne parla entusiasta “ero alla continua ricerca di emozioni e di conoscenze e m’iscrissi all’accademia Grande Chaumiere di Parigi. Vi rimasi un anno; tornato, andai a Milano e grazie ad amici come lo scultore ragusano Carmelo Cappello mi fermai ed insegnai modellato al liceo artistico di Brera dal ‘68 al ‘75.
Qui ho vissuto gli anni caldi della contestazione studentesca e nello stesso tempo una mia rivoluzione” ed in merito Raffaele De Grada dice: “La scultura di Conservo mi riporta agli anni della dura contestazione, non perché Conservo sia stata una personalità di punta nella contestazione medesima, ma ha partecipato a quel movimento di idee e di pratica artistica che, ritengo, i critici del prossimo futuro (come una volta è stato inventato il secondo futurismo) chiameremo il ‘ Secondo Realismo ’ “.
Non contento delle conoscenze acquisite Conservo si iscrisse all’Accademia di Brera nel 1985 nel corso di scultura di Marino Marini che gli diede modo di accostarsi con passione alle asciutte cadenze della scultura figurativa moderna.
Oggi Giovanni è titolare della cattedra di Plastica ornamentale all’Accademia di Brera. Dunque De Grada colloca Conservo nel gruppo non tanto numeroso dei nuovi scultori realisti.
Scrive di lui nell’occasione della personale alla Galleria “Ponte Rosso” Milano nell’aprile del 1985 “tra i nuovi realisti, a differenza di altri anche più famosi di lui, Conservo ha conquistato uno stile, che è fatto di una religiosità “Romanica” anche se in luogo di Crocifissi l’enfasi si concretizza in un rapporto di amore sessuale (chiarissimo nel grande legno degli amanti, 1980, bellissimo nella plasticità dell’amplesso, così originale).

Gino Baglieri